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Mercoledì 25 luglio 2012

Austria e Slovenia, oltre confine essere imprenditore è più facile

a cura di: Dott. Matteo Confalonieri


Uno dei problemi che si stanno riscontrando ultimamente in Italia e che ne stanno aggravando la crisi economica, è la mancanza di iniziativa imprenditoriale.
Questo fenomeno è più evidente nelle regioni di confine. Il Friuli Venezia Giulia, per esempio, è sempre stata una regione ricca di imprese, ma negli ultimi anni si è verificato il fenomeno della fuga di imprenditori dal Friuli Venezia Giulia verso lidi più vantaggiosi come l'Austria e la Slovenia. Qui le imprese riescono a ottenere risultati migliori, se poi l'imprenditore decide di spostare la sua residenza fiscale oltre confine allora i vantaggi diventano considerevoli non solo per l'impresa, ma anche per lui, poiché andrebbe ad evitare la doppia imposizione dei redditi d'impresa. Proprio la vicinanza all'Italia è uno dei motivi di attrazione di questi due Paesi per gli imprenditori, rispetto a lidi sicuramente attraenti per le imprese come Bulgaria o Romania, ma anche più distanti. Per un imprenditore che abita in una regione di confine trasferire la propria residenza fiscale in Austria e Slovenia non richiede certamente un grande sforzo logistico.

I vantaggi che si riscontrano oltre confine sono soprattutto quelli relativi ad imposte e costo del lavoro. Basti pensare che in Slovenia grava sulla società un'imposta del 20%, in Austria del 25%, mentre in Italia abbiamo l'IRES al 27,5 % e l'IRAP al 3,9% che fanno praticamente dimezzare il risultato economico della società.
In Italia poi l'imprenditore deve sostenere un costo del lavoro più elevato rispetto all'Austria e alla Slovenia, ovvero:

una retribuzione del personale superiore (per esempio i lavoratori della categoria ‘'occupazioni manuali'' hanno ricevuto nel 2011 una retribuzione media annua di 20.500 € in Italia rispetto i 14.500 € dell'Austria e i 10.000 € della Slovenia);  contributi previdenziali e sanitari superiori. In Italia, infatti, sono del 32,70% contro i 29,60% dell'Austria e i 16,10% della Slovenia; il TFR (trattamento di fine rapporto), che in Italia si calcola sommando, per ciascun anno intero di servizio, e/o mesi, una quota pari e, comunque, non superiore all'importo della retribuzione dovuta, divisa per 13,5. Questo valore è incrementato su base composta, al 31 Dicembre di ogni anno, con l'applicazione di un tasso costituito dall' 1,5% in misura fissa e dal 75% dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo per operai e impiegati, accertato dall'ISTAT rispetto al mese di Dicembre dell'anno precedente. In Austria il TFR è pari al 1,53% della retribuzione annua, mentre in Slovenia il datore di lavoro non ha l'obbligo di versarlo.

Oltre confine l'imprenditore può godere di una maggiore libertà anche dal punto di vista giuridico, basti pensare che in Austria per licenziare i dipendenti non si ha l'obbligo della giusta causa o del giustificato motivo a meno che questi non siano considerati socialmente da tutelare.
 Se prendiamo tre società, una in Italia, una in Slovenia e una in Austria, assolutamente identiche in tutto facendo variare solo aspetti fiscali e costo del lavoro, il risultato economico in Italia sarà il 65% in meno di quello in Austria e il 75% in meno di quello in Slovenia.
L'imprenditore potrà beneficiare maggiormente di questo maggior risultato ottenuto dall'impresa se sposta la sua residenza fiscale nel Paese dove si trova l'impresa. Se si considerano i redditi d'impresa, infatti, in Italia questi finiscono in base imponibile IRPEF per il 40%. In Austria e in Slovenia, invece, subiscono una ritenuta a titolo d'imposta, per il 25% in Austria (se il soggetto ha la residenza fiscale in Austria, se no per il 15% se la residenza fiscale è in Italia) e per il 15% in Slovenia indipendentemente dalla residenza fiscale del soggetto. L'imprenditore, quindi, se decidesse di spostare la residenza fiscale in uno di questi due Paesi (per chi abita in una regione confinante si tratterebbe in fondo di fare pochi chilometri) non si vedrebbe tassati i redditi d'impresa anche in Italia che finirebbero come già detto in base imponibile IRPEF. Considerando sempre le tre società identiche in tutto, quindi, l'imprenditore otterrebbe un dividendo netto in Italia, inferiore del 60% rispetto a quello in Austria e del 70% rispetto a quello in  Slovenia.

Considerando questi aspetti e tenendo conto che in Austria si ha anche un tasso d'interesse per le società non finanziarie ben inferiore rispetto l'Italia (nel 2011 era del 3,45% in Austria contro il 5,27% in Italia, dati Eurostat) e sia in Austria che in Slovenia il costo dei fattori produttivi è inferiore rispetto l'Italia (sia per quanto riguarda l'energia che le materie prime), ecco che si può facilmente comprende come mai vi sia questa ‘'migrazione'' di imprenditori e imprese dall'Italia verso le vicine Austria e Slovenia.

Dott. Matteo Confalonieri

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