Come ogni anno, si approssima in questo periodo per tutte le PMI il momento della chiusura dei conti per l'annuale predisposizione del bilancio dell'esercizio e, come ogni anno, complice anche la recente revisione verso l'alto dei parametri previsti dall'art. 2435 - bis C.C., molte società si limiteranno a produrre al Registro delle Imprese il solito (banalissimo) documento redatto in forma abbreviata, composto da prospetto contabile e nota integrativa, senza fornire ai lettori del bilancio alcuna informativa sull'andamento finanziario della gestione.
Ciò, purtroppo, avviene perché l'imprenditore concepisce la pubblicazione del bilancio d'esercizio come un mero adempimento burocratico, di cui, potendo, farebbe volentieri a meno; inoltre, egli è restio a dare informazioni sull'andamento dei risultati della propria azienda, soprattutto per le ovvie implicazioni di carattere fiscale. Ancora oggi pochi sembrano comprendere, invece, quanto può essere apprezzata dal mercato bancario un'azienda che presenta una sana situazione patrimoniale e finanziaria, soprattutto in considerazione del periodo di congiuntura negativa che stiamo vivendo. Insistere nel fornire agli stakeholders un documento informativo "statico", con la sola evidenza della situazione dei conti nell'ultimo giorno dell'esercizio (solitamente il 31/12 di ogni anno) non trasmette ai portatori di interessi e in special modo alle banche alcuna informazione di rilievo.
Per raggiungere questo scopo invece, come già da tempo previsto dal principio contabile OIC 12, occorre aggiungere ai documenti obbligatori per legge in primo luogo il rendiconto finanziario, cioè il prospetto che evidenzia la dinamica dei flussi di cassa e/o del capitale circolante netto avvenuta nell'esercizio. Solo così le banche saranno in grado di apprezzare la capacità delle aziende di generare flussi di cassa positivi e dunque, di migliorare dapprima il dato quantitativo costituito dallo scoring e, in generale, il rating dell'azienda finanziata, con la conseguente applicazione di condizioni più favorevoli (ad esempio, una riduzione dei tassi di interesse sulle erogazioni richieste). Il rendiconto finanziario, come noto, è oggetto di un apposito paragrafo della nota integrativa anche se più volte in dottrina è stato caldeggiato il suo inserimento in un documento separato del bilancio d'esercizio.
In secondo luogo, anche laddove ricorrano le condizioni di esonero dalla relazione sulla gestione, è innegabile che il miglioramento dell'informativa finanziaria passa attraverso l'inserimento del predetto documento nel fascicolo di bilancio pubblicato presso il Registro delle Imprese. Questa circostanza, se non viene vissuta dai redattori del bilancio come un appesantimento burocratico, diventa anch'essa un'occasione per migliorare l'informativa resa ai finanziatori tramite la divulgazione di indici, di margini e, in generale, di tutti quegli indicatori che evidenziano i positivi risultati conseguiti in termini di performance economico - finanziaria.
In dettaglio, l'art. 2428 del codice civile, al secondo comma, prevede che l'analisi della situazione societaria deve essere coerente con l'entità e la complessità degli affari della società e deve contenere gli indicatori di risultato finanziario e, se del caso, non finanziario pertinenti all'attività specifica della società. Ciò, in sintesi, significa che la relazione sulla gestione deve includere una vera e propria analisi di bilancio, eseguita mediante riclassificazione delle poste di stato patrimoniale e conto economico secondo criteri appropriati (finanziario e/o funzionale per lo stato patrimoniale, a valore aggiunto e/o a costi e ricavi del venduto per il conto economico). In tal modo è possibile provvedere per lo stato patrimoniale all'elaborazione dei principali indicatori di liquidità, solvibilità e solidità e per il conto economico all'esposizione dei risultati intermedi e degli indici di redditività. La relazione sulla gestione, in tal modo, diventa un fenomenale momento di dialogo con il sistema bancario e finanziario in generale.
Per comprendere appieno la portata di quanto detto si tenga conto di una cosa: nel momento in cui i finanziatori dell'azienda chiedono ai vertici aziendali una copia del bilancio (o la acquisiscono autonomamente dagli archivi del Registro Imprese), la utilizzeranno come dato di partenza per eseguire tutta una serie di elaborazioni e analisi per indici e per flussi ai fini dell'analisi quantitativa del proprio cliente. Essi, quindi, estrapoleranno un insieme di dati "nudi e crudi" che, se non opportunamente corredati dalle considerazioni dell'imprenditore sull'origine e sulle circostanze di formazione degli stessi, potrebbero portare ad una valutazione meno buona di quella ottenibile con il corredo delle informazioni interne, se non addirittura ad una valutazione negativa. E' chiaro, dunque, che eseguire l'analisi di bilancio ed essere in grado di spiegare ai finanziatori i motivi per cui si sono generati determinati risultati significa, per le PMI, rappresentare all'esterno che la gestione viene eseguita in maniera consapevole e non condotta in maniera casuale. In particolare è proprio nei momenti di congiuntura negativa che è indispensabile rappresentare al mondo bancario che l'imprenditore è cosciente delle difficoltà e appronta i metodi per "risalire la china": diversamente, limitarsi semplicemente a descrivere in bilancio la situazione contabile del giorno di chiusura dell'esercizio può lasciare intendere ai finanziatori che la gestione è lasciata a se stessa o al mero intuito imprenditoriale del soggetto economico, dando luogo così non solo ad un peggioramento del rating ma anche della complessiva bancabilità dell'azienda.
Dott. Francesco Rhodio