Mi riferisco alla notizia fonte Aduc pubblicata il 30/06/2016, con la quale viene evidenziato che alcune banche e intermediari finanziari richiedono la copia integrale della dichiarazione di successione che contiene una serie di dati personali, a volte anche sensibili, e che tale richiesta comporterebbe una presunta violazione della privacy.
Per mantenere il dovuto riserbo sulle disponibilità finanziarie - che non costituiscono dati sensibili, come infra indicato - del de cuius, oppure per desiderio degli eredi di non far conoscere ad una banca od intermediario finanziario quanto sia depositato o investito presso un'altra banca o intermediario, il mio studio, ormai da anni, procede su indicazione degli eredi a:
In tal modo è quindi possibile da un lato soddisfare la richiesta della banca o dell'intermediario finanziario e, dall'altro, tutelare la riservatezza sulla consistenza delle disponibilità bancarie sugli investimenti del de cuius.
Peraltro il caso in cui si possano eventualmente riscontrare dati "sensibili" (quelli così definiti dall'articolo 4 c. 1 lettera d del D.lgs. 196/2003) in una dichiarazione di successione, corrisponde a quello di un eventuale lascito/legato del de cuius nei confronti di istituzioni o associazioni religiose, filosofiche, politiche o sindacali, mentre le consistenze bancarie o quelle di investimenti non appartengono, a giudizio del sottoscritto, alla categoria dei dati "sensibili".
Utilizzando tale accorgimento è quindi possibile, da un lato, soddisfare le richieste di banche e intermediari finanziari, e, dall'altro, mantenere la dovuta riservatezza sulla composizione dell'asse ereditario.