Il mercato del lavoro continua il suo percorso di recupero verso i livelli pre-crisi con un altro mese di aumento del numero degli occupati. Lo ha comunicato Istat nel suo aggiornamento del mercato del lavoro di ottobre, nel quale viene registrato un aumento dell'occupazione e contemporaneamente della disoccupazione.
Passando ai numeri veri e propri, nel mese di ottobre il numero di occupati è aumentato di 35mila unità. Una salita dello 0,2% rispetto a settembre che ha portato il tasso di occupazione al 58,6%. All'aumento del numero degli occupati è però comunque corrisposto un aumento dei disoccupati, saliti di 51mila unità rispetto a settembre (+2,2%), una correzione che ha portato il tasso di disoccupazione complessivo al 9,4%. Questi due dati sono apparentemente uno antitesi dell'altro. In realtà si tratta di una situazione ricorrente in fasi particolari del mercato del lavoro, come è quella della seconda metà del 2021.
Da una parte gli occupati sono coloro che "hanno svolto almeno un'ora di lavoro a fini di retribuzione o di profitto" (oltre ad altri casi complementari). Si tratta cioè di coloro che al momento dell'indagine hanno un lavoro. I disoccupati non sono semplicemente "coloro che non hanno un lavoro", bensì coloro che "hanno effettuato almeno un'azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare". Tradotto, i disoccupati sono coloro che non hanno una occupazione ma la stanno cercando attivamente.
Nel mese di ottobre i disoccupati sono aumentati comunque perché il mercato del lavoro non è riuscito ad assorbire tutti coloro che da "inattivi" sono passati ad essere "disoccupati". Il numero degli inattivi, ovvero l'insieme di chi non ha un lavoro e non lo sta cercando, si è ridotto di 79mila unità. Parte di questi ha trovato un impiego mentre un'altra parte no, passando all'insieme dei disoccupati. Accade così che nonostante l'aumento degli occupati i disoccupati aumentino: semplicemente l'offerta di lavoratori è cresciuta più della domanda dei datori di lavoro.
Il mercato del lavoro italiano si trova così di fronte ad un altro mese di "normalizzazione", con un ritorno alla ricerca attiva. L'aumento degli occupati, pur essendo una notizia positiva per l'andamento dell'economia italiana, nasconde però alcuni particolari da sottolineare.
Anzitutto l'aumento degli occupati ha riguardato soltanto i lavoratori maschi, aumentati di 36mila unità contro l'aumento nullo delle femmine. L'aumento si è inoltre concentrato nella categoria dei più giovani, dalla quale provengono 38mila nuovi occupati (in discesa invece la fascia 25-24 anni con -2mila e quella 35-49 anni con -9mila). Sulla tipologia si conferma la spinta del lavoro dipendente. I dipendenti sono aumentati di 44mila unità, 25mila permanenti e 20mila a termine. Ancora una volta in discesa il numero degli indipendenti (autonomi), 9mila in meno nel mese di ottobre. Quest'ultima categoria rispetto allo stesso mese del 2020 registra una riduzione di 132mila unità. Spicca invece l'incremento dell'occupazione a tempo determinato (+384mila unità con +14,3% su base annua). Ad ottobre il numero degli occupati torna vicino alla soglia dei 23 milioni (22,985 milioni), ancora lontano dai 23,238 milioni di febbraio 2020.
Il commento dell'Istat: "Nel mese di ottobre prosegue la crescita dell'occupazione osservata a settembre, con un aumento in due mesi di oltre 140 mila occupati; rispetto a gennaio 2021, l'incremento supera i 600 mila occupati ed è dovuto esclusivamente alla ripresa del lavoro dipendente. Il tasso di occupazione è più elevato di 1,8 punti percentuali. Rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020) il numero di occupati è inferiore di quasi 200 mila unità; il tasso di occupazione, pari al 58,6%, è più basso di 0,1 punti, quello di disoccupazione è sceso dal 9,7% al 9,4%, mentre il tasso di inattività, ora al 35,2%, è superiore di 0,4 punti".
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La dichiarazione IVA 2025, relativa al periodo d’imposta 2024, quest’anno potrà essere presentata a partire dal 1° febbraio 2025 fino al termine ultimo del 30 aprile 2025.
Come per l’esercizio precedente, il credito IVA minore di 5.000 euro può essere utilizzato già a partire dal 1° gennaio 2025.
L’eventuale eccedenza potrà invece essere utilizzata a partire dal decimo giorno successivo a quello di presentazione della dichiarazione annuale IVA ma soltanto se la dichiarazione IVA annuale riporterà il visto di conformità rilasciato da un professionista abilitato.
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