Il Covid ha profondamente cambiato le abitudini di consumo degli italiani e i dati del 2021 non lasciano intravedere un ritorno allo stato pre-crisi. A dirlo è la nota di aggiornamento sui consumi delle famiglie e le spese obbligate di Confcommercio che, appunto, fotografa l'evoluzione delle voci di spesa delle famiglie italiane. Secondo le rilevazioni, il 2021 registrerà un corposo aumento della spesa media per cittadino, insufficiente tuttavia a recuperare quanto perso nel 2020. Confcommercio stima un incremento di circa 651 euro rispetto al 2020, una cifra pari soltanto al 30% della caduta palesatasi nell'anno della prima ondata, anno nel quale la spesa per residente si è contratta addirittura di 2.077 euro, e tale da far tornare la spesa sui livelli del 2013 (otto anni fa).
Confcommercio sottolinea come, al di là dell'aspetto meramente quantitativo, la pandemia abbia "cancellato gran parte dei cambiamenti registrati nel lungo periodo nella struttura dei consumi" degli italiani. Più precisamente si registra un crollo delle uscite per tempo libero, mobilità, ristorazione e viaggi. Caduta dovuta in parte dalle restrizioni introdotte per contrastare la diffusione del virus ma anche dall'incertezza e da una situazione economica peggiorata che costringe le famiglie e tagliare le spese non ritenute essenziali. Diametralmente opposta (ma anche diretta conseguenza di questa compressione) è la situazione della spesa per l'alimentazione domestica che, per la prima volta in decenni, è tornata ad aumentare. Così mentre la spesa per il tempo libero è scesa di 221 euro, quella per viaggi e vacanze di 289 euro, per mobilità di 572 euro, per la cura del sé di 475 euro e per pasti fuori casa di 480 euro, la spesa legata all'alimentazione domestica ha registrato un incremento di 68 euro in media per residente. "Il permanere per parte del 2021 di limitazioni alla mobilità e alla vita di relazione e l'entità della riduzione registrata lo scorso anno escludono, per molti segmenti, la capacità di un pieno recupero nell'anno in corso. Questi segmenti di spesa hanno costituito nei due decenni passati gli attrattori della scelta delle famiglie. Pertanto, il benessere economico andato perso durante la pandemia è sottostimato dalla quantificazione delle perdite di spesa in valore", registra Confcommercio.
Con la caduta delle spese ritenute non essenziali dalle famiglie è inevitabilmente cresciuta la fetta di reddito consumata per spese "obbligate", ovvero quelle a cui i cittadini non possono fare a meno o decidere di smettere di pagare. Ne sono un esempio le spese legate all'abitazione, alla sanità, le assicurazioni, i carburanti e la manutenzione dei propri beni. La quota di queste spese "obbligate" è salita al 43,3% del totale dal 40,6% del 2019 e 39,1% del 2007. Nel 2021 la situazione sta dando segni di ritorno alla normalità (42,8%) ma le proporzioni risentono ancora fortemente dell'avvento della pandemia.
È proprio sul ritorno alla normalità che Confcommercio si interroga: la rivoluzione nelle preferenze di consumo portata dal Covid è destinata a rientrare oppure rappresenta essa stessa la nuova normalità? La risposta non è affatto semplice e immediata. "L'inevitabile e repentina compressione della domanda imposta dalla crisi ha, di conseguenza, innescato un tentativo di recupero laddove, e quando, ne è stata offerta la possibilità, come, per esempio, nel bimestre giugno-luglio 2020", recita la nota. "Ciò lascia presupporre che gran parte delle forzate modifiche intervenute nelle scelte dei consumatori nel 2020 non costituiscano un elemento destinato a incidere stabilmente sulla gerarchia delle preferenze, almeno per quanto riguarda l'ampia area dei servizi di mercato legati al tempo libero e al turismo". Attenzione però al tema del telelavoro e del commercio elettronico: "Più duraturi potrebbero risultare i cambiamenti indotti dalle modifiche registrate nell'organizzazione del tempo e degli spazi di vita lavorativa e non, soprattutto alle modalità di acquisto [...] non è verosimile l'ipotesi che si torni indietro nella vendita di beni attraverso il canale online".
Modello di memoria difensiva verso il nuovo schema d'atto dell’Agenzia Entrate
Il nuovo art. 6-bis dello Statuto dei diritti del Contribuente (LEGGE 27 luglio 2000, n. 212) definisce il Principio del contraddittorio e del conseguente “schema d’atto” che costituirà la base di partenza delle attività di accertamento.
Questo modello di memoria difensiva tiene conto di gran parte delle innumerevoli modifiche emergenti sia nello statuto dei diritti del contribuente sia nel D.lgs n 546/1992.
Il 'Decreto Sostegni': contributi a fondo perduto e sospensione delle cartelle
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, sono entrate in vigore il 23 marzo 2021 le disposizioni dell’atteso "Decreto Sostegni" (D.L. 22 marzo 2021, n. 41). Il provvedimento, ultimo di una serie di decreti emergenziali, contiene ulteriori misure di aiuto per imprese, lavoratori autonomi e privati particolarmente colpiti dall’emergenza sanitaria ed economica causata dalla pandemia da Covid-19. Il Decreto prevede, in particolare, contributi a fondo perduto per i soggetti titolari di partita Iva che hanno subìto perdite di fatturato a causa della crisi economica, la rimodulazione del calendario per la pace fiscale e l’annullamento di cartelle ante 2010, entro i 5.000 euro, per i contribuenti con redditi entro i 30.000 euro. Con la presente Lettera informativa si analizzano, in sintesi, le nuove misure introdotte dal decreto per aiutare i contribuenti ad orientarsi tra le diverse disposizioni in essere ed invitarli a prendere contatti con lo Studio per ricevere consulenza e assistenza dedicata.
COVID19: lettera cliente/debitore per forniture non saldate e ordini in corso e accordo transattivo
Lo scorso 11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il Coronavirus Covid-19 una Pandemia diffusa in tutto il pianeta, ossia un problema di salute pubblica che riguarda tutta la popolazione. Sono stati molti i provvedimenti emanati dal Governo e dalle varie amministrazioni – a tutti i livelli – volti ad attuare il cosiddetto “distanziamento sociale” e a ridurre la possibilità di contagio, primo fra tutti quello relativo alla forzata chiusura (lockdown) dei negozi di vendita al dettaglio di generi non considerati di prima necessità.
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