Andiamo con ordine e raccontiamo le cose. Il 24 gennaio di quest'anno il governo varò un decreto legge, poi convertito in legge, con modificazioni, il successivo 24 marzo. Si trattava del cosiddetto decreto liberalizzazioni che, tra tanti altri provvedimenti di vario spessore, istituiva le società a responsabilità limitata semplificate, destinate ai giovani di età non superiore ai 35 anni, che dovevano formare la maggioranza della compagine sociale, con capitale sociale non inferiore ad un euro e quindi meramente simbolico; semplificate perché veniva prevista l'eliminazione delle costose procedure in fase di costituzione, nonché la riduzione di tanti balzelli sempre nella medesima fase, ivi compresi gli onorari notarili. In sede di conversione furono effettuati alcuni aggiustamenti che da una parte accentuavano il carattere giovanilistico, poiché non venivano ammessi comunque soci, sia pur minoritari, o amministratori di età superiore ai 35 anni; dall'altra recuperavano una maggior garanzia pubblicistica con l'obbligo della costituzione presso un notaio, sia pure in esenzione di onorari.
Piccolo particolare: ho sempre pensato - ma il mio è un trascurabile parere - che questa festa giovanilistica fosse un tantino non corretta dal punto di vista costituzionale, giacché si veniva a negare ad una categoria di persone la possibilità di accedere ad un istituto previsto dal codice civile non per mancanza del presupposto di merito, ma semplicemente per una questione anagrafica. Ma andiamo avanti. Il nuovo tipo di società non era ancora operativo, poiché il via era stato previsto dopo l'emanazione entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge di un decreto interministeriale contenente un modello standard di atto costitutivo e l'individuazione dei criteri di accertamento delle qualità soggettive dei soci, leggi l'età.
Detto termine di sessanta giorni è stato, quasi, rispettato ed il regolamento è andato all'esame del Consiglio di Stato che ha fornito il suo parere nell'adunanza del 7 giugno, pubblicandolo il successivo giorno 18. Senonché un nuovo decreto programmatico, sotto la denominazione di "decreto crescita" che il governo ha varato il giorno 15 e che si appresta ad essere pubblicato in Gazzetta, riscrive quasi per intero la novella rimettendo in gioco gli over 35 senza limitazioni e mantenendo un trattamento differenziato a seconda dell'età solo in relazione ad alcune spese di costituzione, ma non per quelle di gestione. Nella relazione illustrativa del provvedimento non si dà una giustificazione né di maggior regolarità né di merito, ma si dice unicamente che la proposta emendativa contribuisce a migliorare la posizione italiana nella classifica del Doing Business, ai cui effetti la rimozione del vincolo anagrafico consentirebbe di uniformarsi al benchmark dei nostri competitors UE [sic], garantendo un avanzamento di ben sei posti nella classifica generale.
Anche questo è un altro bel modo di lavorare. Non trovate?
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