Il quadro normativo di riferimento che regola l'impostazione dei controlli contabili nelle aziende in Italia.
Tutte le vicende che sono accadute in passato (Enron, Parmalat in passato) ed oggi continuano ad accadere fanno capire che i controlli non esistono o se esistono non funzionano. Se non funzionano, vuole dire o che il quadro normativo di riferimento è, per così dire, "carente" oppure che i revisori "non sanno o non possono fare il proprio lavoro".
Secondo me è un mix del tutto. Questo perché:
- La normativa di riferimento non è contenuta, chiara e precisa. L'organo di controllo oggi in Italia si trova a dover far i conti con una miriade di leggi, decreti, regolamenti, circolari, interpretazioni, … che creano più confusione che altro (senza considerare la normativa fiscale, lavoro, …);
- L'organo di controllo oggi non è un'autorità indipendente. Che senso ha essere nominati dallo stesso soggetto che poi "paga le parcelle" ? (quando le paga ….).
Dopo la riforma Vietti e la miniriforma dello scorso anno, non si sono risolti i veri problemi "atavici" in tema di controlli:
- Autorità Indipendente: ogni organo di controllo é nominato da un'autorità terza indipendente ed estranea alla compagine sociale e all'organo amministrativo di qualsiasi società di qualsiasi dimensione;
- Numero incarichi: ogni revisore iscritto al registro comunica all'autorità centrale con cadenza semestrale il numero di incarichi e la struttura di cui si dota per gestirli;
- Nomina: l'autorità in maniera del tutto trasparente nomina il revisore per ogni società avente i requisiti e tenuto conto di quanto sopra,
L'esperienza delle varie riforme, ci possono insegnare due cose:
- Da un lato, le riforme andrebbero fatte prendendosi sempre tutto il tempo necessario e soprattutto coinvolgendo gli esperti del settore interessato. Il succedersi di continui e variegati interventi, interpretazioni ecc. non fa altro che creare confusione e soprattutto fare il gioco di quell'imprenditore che vede nell'organo di controllo una mera perdita di tempo e non certo l'interesse di quell'altro imprenditore che vede nell'organo di controllo un'opportunità e un valore aggiunto.
- Dall'altro lato va assolutamente ben vista e ben accolta, soprattutto perché s'inserisce nell'ambito di un programma di liberalizzazioni che, forse, potrà "liberare" un mercato che in Italia si può considerare eccessivamente concentrato nelle mani di pochi.
A mio parere le riforme e le liberalizzazioni, si possono tradurre in nuovi posti di lavoro di consulenze per i revisori, con enormi opportunità di crescita professionale, se si considera anche la possibilità di svolgere le proprie funzioni in altri paesi membri dell'Ue. Ricordo che in seno alla UE sono già aperti vari dibattiti e sono state messe sotto la lente del monitoraggio le cosiddette "big four", i quattro colossi internazionali della revisione contabile e il monopolio che gestiscono nel mondo della revisione. Io aggiungo che, se nei vari crack finanziari, sono coinvolte "Grandi" aziende dove l'organo di controllo è sempre una "Grande" società di revisione …. forse bisognerebbe anche rivedere tutti i discorsi per cui per revisionare una "Grande" azienda serve una "Grande" società di revisione …
Un mio vecchio collega una volta, ero ancora alle prime armi … vedendomi preoccupato di fronte a un nuovo cliente da "revisionare" molto "Grande", mi disse: <>. A molti questo non dirà molto; Ad alcuni può dire tanto … In pratica, revisionare una grande azienda o una piccola azienda non fa nessuna differenza. Anzi a volte si fa molto meno lavoro in una grande azienda che non in una azienda molto piccola … dipende da quanto bravo è il revisore !
Quello che è certo ad oggi è che finché il controllore e nominato dal controllato, possiamo fare tutte le modifiche normative che vogliamo, ma non cambierà nulla.