Mercoledì 1 luglio 2015

Orari prolungati dei negozi. La protervia di tre sindacati e la realtà

a cura di: ADUC - Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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Orari prolungati dei negozi. La protervia di tre sindacati e la realtà
Supermercati con orari prolungati, alcuni 24 ore di seguito. Sono alcuni esperimenti partiti o in via di realizzazione nelle zone di Massa, Lucca e Pisa. Preannunciati da tempo. E come a suo tempo (1), anche oggi le tre sigle sindacali confederali del settore piu' note (Cgil. Cisl e Uil), si sono mobilitate per contestare queste scelte. L'obiettivo e' esplicito: impedire! (2).

Si chiede anche l'intervento dell'amministrazione regionale per inibire, con leggi altrettanto regionali, che queste scelte e questi esperimenti possano proseguire.

Memoria corta? Probabile, perche' alcuni specifici articoli di una legge della Regione Toscana che limitavano gli orari di apertura, sono stati bocciati nel febbraio 2013 dalla Corte Costituzionale: violavano l'art.117 della Costituzione medesima (3).

Ma tant'e', avranno pensato i tre sindacati, tanto vale riprovarci, "mai dire mai". Organizzazione di produzione, lavoro, mercato, investimenti, posti di lavoro... "chi se ne frega" -avranno detto- "qui e' in gioco il nostro potere corporativo". "E poi -avranno continuato a dirsi i soliti- le nuove assunzioni per l'orario maggiore di apertura sono con contratti da interinali, e per noi o si lavora con assunzioni a tempo indeterminato o niente, noi tuteliamo i lavoratori... e meglio un lavoratore disoccupato -e quindi piu' arrabbiato e disagiato- che un lavoratore parzialmente agiato e un po' sereno... altrimenti noi che ci stiamo a fare?". E, in virtu' dell'ipotetico minor tempo che i lavoratori dedicherebbero alle famiglie, i tre continuano: "Poi la chiesa si lamenta delle troppe separazione e divorzi" (4).

Bel quadro quello in cui le organizzazioni sindacali si interessano della coesione famigliare rispetto alle frequentazioni cattoliche romane di queste ultime... e le famiglie che non hanno una chiesa? E quelle che festeggiano religiosamente il venerdi' o il sabato? Marginali, per i nostri sindacati.

E poi, ciliegine finali:

  • nelle ore serali nei supermercati non ci va nessuno.... Forse -diciamo noi- non e' che c'e' bisogno di un po' di tempo prima che i consumatori si accorgano anche di questa opportunita' d'orario, e non a caso quello che succede oggi sono chiamati esperimenti? E poi, se gli imprenditori se ne renderanno conto, potranno decidere da se' cosa fare, senza dover sottostare alle imposizioni dei nostri tre sindacati?
  • per le donne che ci lavorano o che andrebbero a fare la spesa -dicono i tre- e' pericoloso uscire a quell'ora di sera o di notte.... Infatti -chiosiamo noi- e' noto che tutti coloro che lavorano la sera tardi o di notte nei migliaia di luoghi di lavoro che funzionano in quegli orari (5) sono solo uomini e -vista l'insicurezza richiamata dai nostri- nerboruti e pronti ad affrontare qualunque scontro fisico.

Crediamo che questa fiera di luoghi comuni e banalita' che abbiamo sommariamente elencato, si commenti da sola. Fintanto che la nostra economia non uscira' da questa dimensione fieristica e dei relativi gestori dei baracconi che impongono le regole del proprio presunto controllo del territorio, crediamo si fara' poca strada, per tutto e per tutti: produzioni, consumi, servizi, lavori e garanzie connesse.

Un esempio per capire meglio la logica dei nostri tre: siamo in tanti -inascoltati- a domandarci perche' alcuni lavori di aggiustamenti stradali debbano essere fatti nelle ore di punta del traffico urbano (con le logiche conseguenze che registriamo costantemente) e non di notte. "I lavoratori hanno diritto a dormire", dicono i nostri sindacati. Ma -diciamo noi- dove sono i diritti della quasi totalita' degli altri lavoratori e utenti dei servizi che ci rimettono in tempo, denaro e salute perche' alcuni lavoratori "hanno diritto a dormire"? Se non si capisce -traendo le logiche conseguenze- questo nostro esempio, ben si comprende perche' oggi i tre sindacati sono sulle barricate.

(1) vedi qui
(2) vedi qui
(3) Le Regioni non possono applicare nuovi limiti agli orari dei negozi al dettaglio e di quelli che vendono alimenti e bevande, reimponendo l'obbligo di chiusura domenicale e festiva. Lo ha sancito la Corte Costituzionale, bocciando una legge della Regione Toscana, che é in contrasto con l'articolo 31 del decreto 2011 Salva Italia che consentiva ai negozi di essere aperti 24 ore al giorno e tutti i giorni, comprese eventualmente le domeniche e festivi. Con una sentenza depositata il 22 febbraio in cancelleria, la numero 27 , i giudici della Consulta hanno, infatti, dichiarato illegittimi gli articoli 88 e 89 della legge 2011 della Regione Toscana che fissava paletti ben precisi in materia di commercio. Ha così avuto ragione la presidenza del Consiglio convinta che quelle norme regionali violassero l'articolo 117 della Costituzione che affida allo Stato una competenza legislativa esclusiva in materia di tutela della concorrenza, poi esercitata attraverso l'approvazione del dl del 2011 che liberalizzava gli orari e le giornate di apertura degli esercizi commerciali.
(4) vedi qui
(5) bar, ristoranti, cinema, treni, aerei, navi, servizi vari di pubblica utilita' inclusi quelli in divisa per la sicurezza, liberi professionisti, artigiani (d'emergenza o meno), etc.

di Vincenzo Donvito

Fonte: http://www.aduc.it
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    Le Associazioni non riconosciute non sono dissimili da quelle riconosciute quanto al substrato materiale e alle finalità; la sola differenza è nell’elemento formale, cioè nella mancanza del riconoscimento e quindi della personalità giuridica. La mancanza di riconoscimento incide sulla natura giuridica dell’ente che non è persona giuridica, non gode quindi di capacità giuridica generale, pur essendo un autonomo soggetto di diritti con capacità negoziale, processuale e con un fondo proprio. Tuttavia, proprio la mancanza del riconoscimento unitamente alla sottrazione ai penetranti controlli amministrativi, spiega come mai si preferisca spesso non richiedere il riconoscimento e lasciare l’Associazione a livello di Ente non riconosciuto. Proprio le Associazioni non riconosciute sono divenute l’espressione più significativa e ricorrente di formazioni sociali in cui si svolge la personalità dell’uomo; lo dimostra il fatto che le più importanti realtà sociali del paese, i partiti politici e i sindacati, sono Associazioni non riconosciute.

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  • Atto costitutivo associazione non riconosciuta Ets (modello personalizzabile)

    Le Associazioni non riconosciute non sono dissimili da quelle riconosciute quanto al substrato materiale e alle finalità; la sola differenza è nell’elemento formale, cioè nella mancanza del riconoscimento e quindi della personalità giuridica.

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